mercoledì 29 ottobre 2008

Meritocrazia

«È UN BEL PO´ di tempo che ci si chiede che senso ha essere di sinistra – a parte l´affetto per i vecchi amici e il conforto di non essere di destra. L´altra sera (di due anni e mezzo fa), finalmente, con ammirevole precisione, il capo della destra italiana ha fornito un´eccellente sintesi della ragione stessa per la quale la sinistra, malgrado se stessa, continua a esistere. "La sinistra – ha detto il premier – vuole rendere uguali il figlio del professionista e il figlio dell´operaio". Bingo!!! Nelle case degli operai, ma pure in quelle dei professionisti come me, dotati di un briciolo di coscienza sociale, ci sono state vere e proprie scene di esultanza. Perché il figlio del professionista e dell´operaio, si sa, uguali non sono mai stati, né per istruzione né per opportunità. E ci fosse mai un governo che provvede a promuovere il merito e il talento, non più il censo e il privilegio, quello sarebbe, effettivamente, un governo di sinistra. Un Paese di eguali, più o meno tutti con prospettive simili di lavoro, di dignità, di prospettive: avevamo smesso da tempo di sperarci, prima che il Cavaliere, con un colpo di teatro, facesse rivivere come per incanto il fantasma della libertà…
Com´è strana la vita: è stato l´uomo più ricco d´Italia, e uno dei più ricchi del mondo, a restituire al "proletariato" (è l´unico che lo chiama ancora così: grazie anche di questo) il brivido dell´uguaglianza…»
Michele Serra

Bè, oggi è un po' tardi per capire cosa significa essere di sinistra (vero Walter?)... ma a proposito dell'offensiva del Governo sull'istruzione pubblica mi sembra il caso di ricordare che questa politica non la fanno per caso e nemmeno per il bilancio pubblico.

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